La gravidanza è finita, evviva la gravidanza!

mrpippins

La gravida ansiosa è lieta di annunciare che da 8 giorni esatti non si può più ritenere tale, o meglio: la gravidanza è finita e il 25 Novembre è arrivato Mr Pippins, un fagottino pieno di amore!

E’ finita la gravidanza si, ma non la gravidansia! Perchè, vi domanderete! Ormai non c’è più motivo, ormai siamo fuori da quel turbinio emotivo di calcetti sentiti non sentiti, dalle mille ecografie per vedere se il piccolo sta bene, dalle ansie di essere o meno capace di proteggerlo con il proprio corpo. Non è finita semplicemente perchè il cordone ombelicale lo hanno tagliato in sala parto fisicamente, ma quel legame così forte non si potrà interrompere mai e la gravidansia, quello stato di apprensione gestazionale, me lo porterò dietro per sempre.

Dunque se pensavate di liberarvi così della gravida ansiosa, mi dispiace dirvi che non lo farete e che continuerò a dilettarvi (si fa per dire) con nuove ansie e nuove esilaranti (si spera) avventure tragicomiche.

Vi dico già che è pronto un bel post per i prossimi giorni! 😉

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Nuove prospettive: il parto come non l’ho mai pensato

Mi sono resa conto che dall’ultimo post scritto dalla e sulla gravida ansiosa è passato un mese. Un mese in cui gli impegni si sono quadruplicati (invece di ridursi al minimo visto che siamo giunti ormai quasi alla fine di questa gravidanza ma, ne sono certa, non della gravidansia e più in là vi dirò le mie motivazioni) e tra corso preparto, monitoraggi, impegni dell’ultima ora, il tempo sta scivolando veloce verso quello che, emotivamente, sarà l’evento più devastante della vita della gravida ansiosa, in senso, ovviamente, positivo (spero). Di buono c’è che tutto questo correre a destra e a sinistra ha smorzato un po’ le ansie, non perché le ha curate, ma solo perché le ha messe in secondo piano, per cause di forza maggiore. Insomma, come dire, pensare ad altro ha anestetizzato un po’ quella parte di cervello che tende ad andare in paranoia frequente. Ma non preoccupatevi perché dalla gravidansia non si guarisce così facilmente, anzi, potrebbero arrivare, quando meno ve lo aspettate, ricadute più turbolente.

Infatti, dopo giorni e giorni di cose da fare, programmare, risolvere mi sono fermata un attimo a riflettere, vuoi per via dell’incontro con la psicologa durante il corso preparto, vuoi perché l’occhiata lanciata al calendario mi ha fatto comprendere che due settimane non sono poi così tante e l’arrivo di Mr Pippins è più che imminente e, soprattutto, per il fatto che no, non sarà una cicogna a bussare con il becco alla mia porta, ma ci dovrà essere un bel lavoro di squadra da entrambe le parti (Gravidansia+Mr Pippins).

In questo mio riflettere mi è tornato alla mente anche uno dei tanti libri letti in questi mesi. Si, la gravida ansiosa è una secchiona (se non lo avevate capito) e, se le ansie che si fa venire da sola non sono sufficienti, occorre trovarne di nuove con letture ben specifiche. Era un po’ che ne volevo parlare, ma per un motivo o per un altro, ho sempre rimandato. E la ragione non è niente di più del fatto che è un libro controverso, o meglio, così l’ho vissuto io all’inizio, un libro che ti mette di fronte a una visione completamente diversa dalla tua di quello che sarà il momento del parto (e i momenti immediatamente successivi), terrificante, terrorizzante e che ti fa pensare che, forse, se la notizia si diffonde troppo, il premio madre dell’anno non te lo daranno (ma tanto non me lo darebbero in ogni caso). Ma, poi, ti rendi conto che risale al 1975 e che, in tutti questi anni, nessuno è stato mai arrestato per “obbligo ad una nascita brutale”. Si, perché sulle prime pensi che, forse, gli Spartani non erano nemmeno così duri con i nascituri e che, la selezione, avveniva ben prima del bagno finlandese. Poi cambi idea.

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Sto parlando di Per una nascita senza violenza di Frédérick Leboyer*, un testo che non fa rimanere indifferenti, che in molte hanno letto e che, almeno per ciò che riguarda la gravida ansiosa, è stato davvero illuminante. Non dico che sia stato una folgorazione sulla via di Damasco, perché di certo una soluzione al problema posto non sono riuscita a trovarla, ma, quantomeno, leggendolo fino in fondo, sono riuscita a cambiare opinione su quello che sarà questo magico evento, passando da torturatrice medievale (come pensavo inizialmente) a possibile effetto placebo per mio figlio. La cosa che, sicuramente, ho pensato facendomi strada in quel turbinio di emozioni, sensi di colpa e visioni tragiche, è stato che tutte le mie paure sul parto sono frutto di un egoismo che una madre dovrebbe mettere da parte. Non sono io il Calimero della situazione, ho deciso di intraprendere il cammino della gravidanza consapevolmente, comprese le gioie e i dolori del parto, mentre Mr Pippins si trova nell’occhio del ciclone senza averlo scelto, in qualche modo. E questo cambia tutto.

Per chi non lo avesse letto, questo libro, scritto dall’ostetrico e ginecologo francese Frédérick Leboyer, descrive il parto visto dalla parte del piccolo che sta venendo al mondo, di come le cose cambiano per lui e di cosa, in qualche modo, si può cercare di fare per rendere meno traumatica l’esperienza. Fortunatamente i meccanismi di preservazione mentale dopo un po’ formattano il cervello e cancellano, o almeno relegano nell’anfratto più remoto, l’evento che qui è descritto come il momento più traumatico che si possa vivere, altrimenti, se ne avessimo memoria, forse saremmo già estinti da un pezzo.

Cito alcune frasi della prima parte che reputo significative per comprendere meglio:

Si dice e si crede che il neonato non sente nulla. E invece sente tutto. (p. 26)
[…] e la sua pelle, che ne è della sua pelle? Sottile, fine, quasi priva di epidermide, viva come una scottatura: il minimo contatto la fa vibrare. (p. 30)

Continua a leggere “Nuove prospettive: il parto come non l’ho mai pensato”

Vertigo

Prima o poi doveva succedere. Il numero di settimane mancanti si assottiglia sempre più e come per Capitan Uncino con il coccodrillo, o se volete, come per il Bianconiglio, il ticchettio dell’orologio si fa sempre più forte, presente e pressante anche nella mia gravidanza. Positività tanta, cuore pieno di una gioia immensa ma la gravidansia peggiora se ci penso. Come dicevo, prima o poi doveva succedere…ed è successo. Siamo andati a conoscere l’ostetrica che farà nascere Mr Pippins (come lo chiamo io) e a vedere la struttura dove il grande evento avrà luogo. Chi è nella mia stessa situazione o c’è passato da poco saprà che questo comporta diverse cose. Se quella stretta alla gola che noi gravide ansiose proviamo ogni 3×2, nemmeno fossimo ad una svendita al supermarket, non vi era venuta prima, ora ce l’avrete sicuramente.

Ma andiamo per gradi…la prima cosa che grava su di voi come una pignatta piena di pilloline di ansia anziché caramelle farcite di Xanax, sono le mille domande che al mondo circostante sono venute in mente, come se le vostre non bastassero…il principio base è quello giornalistico delle 5 interrogative “Chi, Come, Quando, Dove e Perché” ma ripetute e parafrasate in modo da formare una spirale di punti interrogativi senza fine, nella quale rimarrete intrappolate nemmeno foste la protagonista di Vertigo di Hitchcock. Domande, domande e domande, tante domande che dimenticherete di fare e che vi ricorderete solo una volta uscite, quando l’ostetrica è già sparita dietro il sipario di una sala parto e ha staccato il cellulare e voi rimanete lì con i dubbi che, sicuramente, qualcuno vi farà venire, rimarcando il fatto che non vi siete documentate a sufficienza. Fido marito sarà lì con voi, vi guarderà e con la vostra stessa espressione negli occhi, vi prenderà per mano, il cielo intanto avrà cominciato ad imbrunire e l’aria fresca della sera avvolgerà questo momento di condivisione, e vi dirà “Prendiamo la pizza tornando a casa?” e lì capirete di aver sposato l’uomo migliore che ci possa essere, che comprende le vostre necessità e sa come raggiungere il vostro cuore di gravida affamata perenne.

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La parte, però, che almeno alla sottoscritta ha davvero fatto venire un po’ di panico, tanto da titubare per un istante davanti alla domanda di fido marito “vuoi anche un supplì?”, è stato il tour turistico tra i vari blocchi sequenziali di quello che sarà il momento del parto. Continua a leggere “Vertigo”

AAA cercasi disperatamente…camicia da parto!

Come vi avevo anticipato nell’ultimo post (scusate la latitanza ma la gravidanza si inizia a far sentire) il capitolo shopping per l’ospedale non si poteva chiudere senza almeno accennare alle esaltanti peripezie che la gravida ansiosa ha dovuto affrontare per trovare il necessario (e che fosse anche di suo gusto…poi uno dice che si fa venire l’ansia) per la permanenza post-parto. Dato che l’ansia di avere tutto pronto ormai è cosa accertata, l’acquisto delle camice da notte, ha avuto il suo epilogo qualche giorno fa, dopo ardua ricerca. Ovviamente il fatto di voler trovare a tutti i costi tessuti adatti per l’era delle castagne mentre fuori quella delle fiamme impera, non è stato certo facile ma si sa, una gravida ansiosa non si ferma davanti a nulla, si ansia ma non molla fino al raggiungimento dell’obiettivo che le rilascerà la giusta dose di endorfine necessaria (appena) per traghettarla all’ansia successiva.

Complice la noia e il caldo asfissiante dell’estate in città, la ricerca ha avuto avvio tra negozi votati al sacrificio estremo di un’apertura in pieno Agosto e il sempre onnipresente web che tutto contiene ma che si rivela solo all’internauta che gli rivolge la domanda corretta. Insomma, un’apriti sesamo 2.0. Nei negozi ci sarò passata un giorno si e l’altro anche…ci mancava poco che mi mettessi a sballare i colli insieme alle commesse per vedere se quello che contenevano poteva fare al caso mio. Sappiate, mie care che leggete, che essere in gravidansia richiede anche un lavoro certosino e di grande cura nell’essere coerenti con se stesse…il motto è: se ho detto che oggi devo trovare quella cosa, oggi la trovo…ma dato che sapete che così non è, sapete anche che al rientro a casa partirà il valzer dell’unghia smangiucchiata in attesa della nuova settimana e dei nuovi arrivi.

Adesso, a parte l’esagerazione, neanche troppo lontana dalla verità, la questione è stata aggravata da una serie di motivazione che, secondo la scrivente, possono risultare più che oneste e, forse, anche di applicazione generale.

  1. La prima è di gusto: a me le camicie da notte non sono mai piaciute, soprattutto in inverno…ditemi voi se è piacevole ritrovarsi con le natiche al vento in una fredda notte di gennaio, magari dopo aver scalciato via il piumone causa incubo notturno.
  2. La seconda è di carattere economico, per quanto i costi di alcune non siano esorbitanti, spendere anche un centinaio di euro (ma anche meno) per tre cose che so già che non metterò mai più, non rende felice la gravida ansiosa.
  3. La terza è legata alla propria dignità. Scorrendo tra le numerose immagini trovate su Amazon (dove ho poi acquistato i 2/3 del necessario), sotto la voce “Camicia da notte parto”, mi sono domandata il perché dovessi trovarmi a scegliere tra gravida sexy (per alcune mancava solo il perizoma in tinta e la frusta) e la nipote di nonna Belarda (kit composta da camicia e berretto da notte).

Mi sono, poi, venute, in mente alcune considerazione guardando sempre le stesse immagini, riguardo ai centimetri di stoffa usati e alle pose ammiccanti delle modelle in “finta” gravidanza. Gli interrogativi che ne sono nati sono questi:  perché  dovrei  scegliere

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