Dopo un periodo di stop fisiologico in cui il cervello dell’ansiosa non più gravida si è completamente rincretinito alla sola contemplazione del pargolo, eccoci di nuovo qui con nuove ansie non più da gestante ma da mamma. I giorni sono schizzati via neanche ci fosse qualcuno che li lanciasse con una fionda (e come dice fido marito “l’unica cosa che mi ricordo del primo mese è la Abatjour del comodino sempre accesa” che tradotto sarebbe “notte e giorno si sono fusi insieme”).
90 giorni in cui mister Pippins è cresciuto, evoluto, cambiato, ha svomitazzato l’inimmaginabile, (la lavatrice è sempre in funzione) e ha fatto conoscere alla sua adorata mamma nuove ansie e nuove paure (a ragione o a torto si vedrà più avanti), 90 giorni in cui la pediatra di famiglia (nel senso che è stata prima la mia e ora, dopo un solenne passaggio di consegne, è diventata anche di Mr Pippins) è tornata ad essere la mia migliore amica e, vista la vicinanza dello studio con casa nostra, anche uno dei miei luoghi preferiti (a parte gli scherzi, non sono così tanto patologica, ho solo i livelli di ansia sintonizzati sulle frequenze giuste per tenere alta l’allerta). Insomma, per parafrasare un vecchio slogan di una nota marca di pasta: Dove c’è il pediatra, c’è casa. Ma dato che la mia Dottoressa non è associata alla Asl, abbiamo dovuto fare la conoscenza di quella della mutua, la Dottoressa “mille scale senza ascensore”.
Ora, tutto questo per introdurre un argomento che con la pediatra e le possibili ansie da malattie (quelle saranno un capitolo a parte) non c’entra proprio nulla ma è qualcosa che si insinua e serpeggia soprattutto nelle sale d’aspetto pediatriche. Il confronto con la genitorialità altrui, meglio nota come “sindrome da occhiata di dissenso” o del “mio figlio non lo fa (o de “lo fa già” a seconda dei casi).
Avete presente quel momento di convivialità leggermente annoiata che serve solo per riempire ed unire l’arrivo e la partenza? Quella conversazione un po’ frivola in cui si scambiano complimenti sulle rispettive creature? Insomma, il momento in cui le altre mamme, soprattutto se con bimbi più grandi, prendono le misure della nuova arrivata dispensando consigli? Ecco, proprio quello lì è il momento in cui all’ansiosa non più gravida è salita l’agitazione, soprattutto dopo aver fatto il suo ingresso trionfale trafelata, con la borsa per il cambio a tracolla, il cappotto pesante nella giornata più uggiosa e calda di questo inverno, Mr Pippins nella fascia, l’ombrello in una mano e madre al seguito in stile dama di compagnia.
Il bello, come in tutte le cose, però, arriva alla fine, proprio quando nella tua testa stai già pensando di avercela fatta, proprio quando stai per mettere un piedi fuori della porta ed esultare per non essere stata risucchiata nel vortice. E no, proprio in quel momento lì, tuo figlio decide che non puoi cavartela così, che la pubblica gogna la devi subire anche tu e si mette a piangere perché ha fame e tu, lì, devi sbaraccare nuovamente tutto il circo, togliere Mr Pippins dalla fascia e tirare fuori la tetta a cui, però, non si vuole attaccare perché troppo distratto dagli altri bambini.
Primo sguardo di dissenso delle altre mamme, lanciato in modo sottile ma altamente percepibile.
Tu fai finta di nulla ma senti la sudorazione aumentare. Tuo figlio sguscia come un’anguilla e piange.
Secondo sguardo di disapprovazione.
Al terzo parte inesorabilmente il commento ma tu, fai un ultimo tentativo disperato per sottrarti al giudizio universale delle mamme presenti in sala e tiri fuori il biberon che per te risulta essere quasi un salvifico deus ex machina che potrebbe, dico potrebbe, darti il lascia passare ma…
…arriva il terzo sguardo e il commento.
Il commento su:
- Le dimensioni del biberon – “ma non è troppo grande? Sofia Eletta ha quello più piccolo, forse lo dovresti cambiare”
- Sulla temperatura del latte – “ma non si è raffreddato troppo?”
- Sulla preparazione del latte – “ma tu lo prepari in anticipo? Ma lo sai che non si fa?”
E bla bla bla proseguendo per un’eternità.
Tu che sei lì con l’anguilla che sguscia e strepita, abbozzi un sorriso poco sincero e te la cavi con qualche frase fatta con la voglia di sotterrarti e sentendoti una delle madri più snaturate e incompetenti che esistano ma pensi ancora di avere una speranza.
Finito il supplizio nutritivo ti rimbraghi di nuovo per andare via ma nel farlo ti rendi conto che qualcosa non va…la fascia si è smontata o per qualche processo diabolico ha deciso di non accogliere più tuo figlio come quando l’hai messa a casa. Tu provi e riprovi senza riuscire a ficcarlo dentro per scappare ma alla fine cedi, sciogli tutto e cerchi di accroccare il tutto nuovamente ma il caldo, tua madre, l’anguilla e il contesto ti mettono il nervoso addosso e ti intrecci con i lembi come un acrobata ubriaco, bendato e a testa in giù.
L’ansia sale fino a che una delle mamme, seduta proprio lì di fianco a te, dove il misfatto si sta compiendo, una di quelle che ancora non avevano proferito parola, sentenzia dicendo “Con la mia non è successo”. Tu ti giri ormai sopraffatta dalla disperazione e la vedi lì, tutta serena, con la sua bimba addormentata nella fascia che non batte ciglio e tenti una giustificazione da quarta elementare “È la prima volta che la uso” sperando di cavartela come con la maestra, ma se una bimba di 8 anni può suscitare compassione, una madre agli occhi di un’altra madre no. “Anche per me è la prima volta”. A quel punto batti in ritirata, ficchi l’anguilla come capita , prendi armi, bagagli, copertina, biberon, cartellina e madre e corri via da quel luogo infausto a occhi bassi.
Madre degenere 0
Madre perfetta 1
Per ora la battaglia è persa ma non la guerra. Mi rifarò ma intanto che ANSIA.
P.s. La volta successiva dalla pediatra sono andata munita di fido marito e con l’ovetto.
Sì vabbè ma che stronza! L’altra mamma, intendo 😁
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Mi è partito il commento prima di finire… Mamme stronze ne ho trovato a iosa, la più simpatica è la “a me non può capitare”, perché suo figlio è il più bravo di tutti perché lei è la più brava di tutte. Se le cose vanno bene non è perché è fortunata, ma perché ci sa fare. Eeee ma la ruota gira per tutte. In bocca al lupo e vedrai che fra poco potrai usare un bel marsupio ergonomico e le difficoltà si dimezzano. Un abbraccio
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Crepi il lupo! Ci vuole pazienza…cmq il marsupio ergonomico con il riduttore baby l’ho acquistato la sera stessa 😉
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