Alzi la mano chi non ha mai guardato con un certo disgusto un bagno pubblico, non si è trattenuta le proprie necessità per ore pur di non andare in quel luogo infestato da germi e chi, in stato di necessità, non ha cercato posizioni da acrobata pur di non essere minimamente sfiorata da quelle superfici pestilenziali. Ovviamente, mi rivolgo soprattutto al genere femminile, quello maschile, si sa, ha agevolazioni tutte sue. Nel caso di stato di gravidanza la questione diviene veramente drammatica. Con il passare delle settimane la pancia cresce, l’utero si ingrandisce e il nostro frugoletto comincia a pesare sulla vescica che, dopo anni di onorato servizio in cui trattenersi non era un problema, ci abbandona crudelmente e rende necessario l’uso del bagno pubblico, qualora si voglia mantenere una vita attiva e sociale. Quindi, in gravidanza, si inizierà a conoscere bene ogni bagno di ogni singolo centro commerciale, ristorante e attività di qualunque genere.
In una situazione normale, le più coraggiose tentano di mantenere una posizione sollevata e, con la rapidità di un fulmine, entrano ed escono nemmeno fossero Flash. Quando, però, l’emergenza “plin plin” colpisce una gravida ansiosa che, oltretutto, ha la pipì timida ed è pure schifiltosa, beh, allora lì iniziano i problemi. Ricadendo, ovviamente, in questa triplice categoria, per me uscire ed avere un emergenza così, ormai onnipresente, date le quantità spasmodiche di acqua introdotta nell’organismo, a causa di una calura estiva senza ritegno, è una bella gatta da pelare.
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