Cercare di far sembrare tutto esilarante non è sempre semplice, soprattutto in gravidanza, o meglio in gravidansia, ma ci sono delle situazioni che a lungo andare, se perpetrate nel tempo, diventano talmente ridondanti da sembrare quasi una persecutio ad personam dai risvolti comici. Credo, infatti, che ci sia un folletto tanto simpatico quanto masochista (lo stesso che suggerisce ai piccolini di mettersi podalici due giorni prima del parto) che si diverte a prendere in giro la povera gravida già in preda a stati ansiogeni, mettendo sulla sua strada caricature umane di ogni tipo, con storie e leggende da racconto epico cavalleresco. Eh si, perché dicerie e detti (e deliri, aggiungerei io) sembrano proprio presi dal Medioevo. A volte la gravida ansiosa si sente intrappolata in un vorticoso gioco dell’oca, monopoli o affini (o come piacerebbe a me, in un bel videogioco di quelli sparatutto) il cui scopo è arrivare incolumi alla fine tra “evita quello, torna indietro di tre caselle, spostati sulla destra” e via dicendo, in cui ogni carta pescata è una nuova avventura che metterà alla prova la nostra eroina.
Sarà capitato a tutte di incontrare amici, parenti e conoscenti che portavano con sé una bella storia da raccontare, ma non una di quelle da ridere o romantiche no, mica puoi raccontare alla gravida ansiosa la favola con i micetti carini e coccolosi, no, ma qualche leggenda tramandata di generazione in generazione sulla figlia della sorella della comare della bisnonna della trisavola che ad occhio e croce sarà vissuta tra il 1500 e il 1800.
Le voglie sono un evergreen, rimangono in top five da decenni. Assolutamente evitare di toccarsi parti troppo in vista quando ci viene voglia di fragole, more, mirtilli o altri frutti rossi, cioccolata…ma se ci viene voglia di patatine fritte, pollo allo spiedo o gelato al puffo non saprei quale potrebbe essere il risultato…ovviamente la scienza non conviene con le forti motivazioni sulla correlazione tra voglie e macchie sostenute dalla nostra vicina di casa. Quella delle collane e dei girocolli, poi, non saprei se definirla inquietante o spersonalizzante…in ogni caso la prima reazione a caldo è strapparsi di dosso immediatamente il girocollo di perle della bisnonna, senza indugio né pena per la pioggia di sfere che ne consegue. La seconda reazione (dopo aver raccolto ogni singola perla per farla ri-infilare), con la mente un po’ più lucida, ma non troppo, è di accantonare i girocolli o le collane troppo strette, prediligendo quelle di una lunghezza sufficientemente ampia per prendere a lazzo la luna (come dire: per non saper né leggere né scrivere ma anche qui fondamenti scientifici non ce ne sono).
Ma le storie più belle ed avvincenti, almeno nel mio caso, le ho sentite dalla badante di mia nonna, sempre per la serie all’amica dell’amica dell’amica è successo questo o quest’altro (ovviamente senza i micini coccolosi) quindi non devi, oppure devi, oppure evita ecc…giuro che lo zio Tibia e Stephen King non avrebbero osato tanto davanti ad una donna in attesa, ma si sa, la saggezza popolare va condivisa, altrimenti a che serve, mi domando io?(Tono sarcastico) Il risultato, tanto per lasciarvi con la curiosità, è stato che mia nonna la vedo solo in territorio neutrale, non vado più a casa sua con preavviso per evitare che la signora che sta con lei prepari qualcosa per poi offrirmelo, se qualcuno mi dice di assaggiare qualcosa, cerco di non rifiutare ma ne prendo giusto una punta e poi me ne disfo rapidamente.
Il top di gamma, però, si raggiunge facendo le commissioni quotidiane. Diciamo che la pancia, quando inizia a vedersi, diventa una sorta di calamita attira vecchiette che, mentre sei in fila in cassa o dal panettiere, iniziano con sorrisini ammiccanti, smorfiette e ridolini fino a che non parte l’approccio verbale che coinvolge l’intero negozio con aneddoti e racconti d’altri tempi. Ma la cosa davvero snervante, e sono convinta che sia colpa di quel simpaticone del folletto sopracitato, è andare in giro sereni (per quanto possibile trovare serenità nella gravida ansiosa…scherzo ovviamente) ed entrare in qualche luogo dove, non si sa perché o per come, la conversazione verte su qualche disgrazia gravidico-apocalittica che ha coinvolto la solita figlia della sorella della zia della nonna della prozia di quinto grado.
Sembra esserci un forte legame tra tale logorrea verbale, quasi sempre tutta femminile e dai 70 anni in su, e le farmacie. La relazione malattia-farmaco-farmacista è del tutto ovvia, ma non mi so ancora spiegare il perché del parlare proprio di situazioni funeste riguardanti la gravidanza e non, magari, delle conseguenze delle emorroidi. Mi sembra quasi un accanimento terapeutico, con reiterazione del reato quando le incanutite chiome, si accorgono della presenza della povera gestante entrata inconsapevolmente nel momento del colpo di scena brutale. E non c’è nemmeno il deus ex machina che ti salva, perché la farmacista che ti serve ha deciso di godersi la scena e come un bradipo preistorico, attiva il rallenty muscolare. L’unica cosa che resta da fare è azionare, in modo molto conscio, ma di nascosto, magari con la mano nella borsa, un gesto eloquentemente apotropaico.
L’elenco potrebbe continuare all’infinito, ma meglio rimanere generici e fermarsi qui altrimenti poi la gravida diventa ansiosissima e poi, come sempre, è il fido marito che deve riportare alla normalità la situazione. Santi fidi mariti, se non ci fossero loro bisognerebbe inventarli.