La mala educatión

Oh l’autunno! (Sospiro) Il mondo attorno inizia a tingersi di caldi colori, cadono le foglie e le persone come pere sotto i colpi di raffreddori stagionali. Il tempo impazzisce in quel suo modo così ironico di fare quattro stagioni in ventiquattro ore, e la gravida ansiosa inizia a manifestare i primi segni di intolleranza seria verso alcune categorie di sbadati cronici. La gravidanza ha i suoi momenti più delicati, arrivati verso l’ultimo periodo qualcosina in possibilità curative si recupera, però, ciò che mi domando è, perché la sottoscritta, tanto attenta ed accorta nel non infettare (in tempi non gravidansiosi) il mondo circostante con i proprio bacilli, si deve ritrovare bocche spalancate e lingue di fuori impegnate a tossire senza ritegno, e senza mano davanti, proprio nell’esatto momento in cui sta passando lei? Cioè, qui, prima ancora che parlare di rispetto verso una persona in stato interessante, parliamo soprattutto di buona educazione, di corrette norme igienico-sanitarie da rispettare per non sbacillare a destra e a manca. Le cose tue, tienitele per te, direi!

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Sicuramente sono diventata un tantino più esigente da questo punto di vista (a casa mia la prima cosa che devi fare entrando, devi andarti a lavare le mani) e qualche punto in più, a livello di fobia, lo raggiungerò con l’arrivo di Mr Pippins (almeno all’inizio), ma l’esperienza vissuta le prime settimane di gravidanza mi ha segnata particolarmente. Probabilmente, direbbe Freud, tutto è partito da lì. Niente storie di genitori troppo assenti/presenti, conflittualità verso la madre o complessi vari, no, ma il raffreddore alla seconda settimana di gestazione. Uno di quelli resistenti, con i virus della serie dei cartoni “Siamo fatti così”, con il dito medio alzato verso le mie difese immunitarie. Starnuti che nemmeno i raggi protonici di Jeeg Robot raggiungevano tale potenza, con conseguente corsa in bagno per paura di ritrovarmi il micro-fagiolini sugli slip (follia lo so). Tosse (che te la vuoi far mancare), mal di gola anzi, che dico, fiamme dell’inferno lungo tutta la trachea, naso tappato e montagne di fazzoletti usati (viva l’ecologia!). Tempi di guarigione completa? Dieci giorni, approssimativi. Cura? Sciacqui acqua, sale e limone, fumenti con bicarbonato e camomilla, miele e succo di limone da mangiare, fisiologica nel naso. Un patimento. Ma per salvaguardare la salute del nascituro tutto si fa. L’untore? Fido marito, a discolpa del quale, però, devo dire che il micidiale raffreddore era stato passato proprio da uno di quegli sbadatoni (che carini che sono, e non sono nemmeno in via di estinzione) di cui sopra, in ufficio.

Perdonami Ungaretti per questo ma il consiglio che mi sento di dare è: Si sta come d’autunno, A LETTO (e non fuori) raffreddati. O se proprio è necessario uscire, almeno la mano davanti quando si starnutisce o tossisce e un po’ di amuchina, che non è un’ammazza cristiani, dopo essersi soffiati il naso e magari prima di dare la mano a qualcuno o toccare ogni cosa come i bimbi iperattivi, male non fa.

Ma esiste, poi, anche una seconda categoria di sbadati cronici che vive tra di noi tutto l’anno: quelli che entrano in contatto con “infetti” (si gioca, anche loro sono così carini) di ogni tipo e te lo dicono dopo essersi strusciati su di te con baci, abbracci e strette di mano. Ora, capisco che la vita è frenetica e le cose si dimenticano con facilità, si dimentica tanto l’aver “pomiciato” con il possibile portatore di virus con mutazioni aliene, sia che subito dopo si ha appuntamento con la povera gravida ignara, ma non è accettabile raccontare il primo incontro con una leggerezza del tipo “Ma lo sai che ieri sono stata a trovare tizio, non hai saputo poverino? Vomita uno strano fluido verdastro, non hanno ancora capito se sia un’intossicazione alimentare o un virus portato da quell’asteroide che è caduto giorni fa…gli sono venute anche delle strane striature gialle sulla faccia…bene non stava, eh…ti dico solo che mi ha tossito in faccia, speriamo non sia nulla di grave?” Noooooo, e che sarà mai…avrà forse tre giorni di vita prima di diventare qualcos’altro con tentacoli e occhi multipli ma prego, fai pure, continua a stringermi la mano e a sputacchiare mentre parli, così se la ricerca aveva bisogno di più di una cavia, ora stanno a posto. Questo come anche le prime/seconde/terze/quarte/quinte/seste malattie dei piccoli. Anche qui, se il pargolo se ne becca una non è colpa sua e nemmeno del genitore, ma magari potrebbe essere utile rimanere tutti allegramente a casa a fare giochi di società per tutta la famiglia, aspettando che il picco passi, invece di andare ad una rimpatriata tra amici a spargere, come petali di rose ad un matrimonio, germi e virus tra piccoli infanti e donne in gravidanza.

Non dico che ci si deve tappare in casa, né il virus-portatore (anche se per le prime fasi sarebbe meglio), né la gravida ansiosa, ma un po’ di attenzione e di buona creanza sarebbe gradita. Non sto qui a chiedere (o a fare polemica, forse giusto una punta ^_^) di farmi passare avanti a tutti in cassa (ci mancherebbe, con fido marito facciamo passare vecchiette e gente con due cose in mano), di non fregarmi l’ultimo pezzo di margherita in pizzeria perché altro di quello esposto non mi posso mangiare, di essere paziente se, mentre sto attraversando un incrocio chilometrico sulle strisce, scatta il semaforo e tu devi aspettare un momento in più prima che ti libero la strada, no no…ma almeno vorrei evitare di andare sempre in giro tipo Dracula con la sciarpa (lui usava il mantello ed era più scenico ma rende l’idea) davanti naso e bocca o usare litri e litri di antibatterico.

Non so se sia diventato sport nazionale da qualche anno ma il salto in lungo della saliva, il lancio dello starnuto e la staffetta di tossite a bocca aperta non sono sport che apprezzo molto e, dato che non sono una grande sportiva, se inseriti, li abolirei dagli elenchi ufficiali.

Qualche consiglio utile lo potete trovare qui, qui e qui!

Alla prossima gravide ansiosette mie!

2 pensieri riguardo “La mala educatión

  1. Mia mamma si è presa un raffreddore da cavallo e si guarda bene dall’avvicinarsi a casa mia…povera!
    Però hai ragione, anche prima di essere incinta, ho sempre odiato quelli che devono andare in ufficio con la febbre, il raffreddore, la peste, solo perché giammai stare a casa, meglio infettare tutto l’ufficio!

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    1. Per carità, ci sono situazioni in cui uno non si può assentare dal lavoro e tocca andare anche quando stai male (è capitato anche a me)…però diciamo che con alcune piccole accortezze si potrebbe evitare di contagiare gli altri, almeno in metro e nei luoghi pubblici. Continueremo ad usare il mantello di dracula ^_^

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