Gioie (post-partum) e lavori (da reinventare)

Arrivata all’ottavo mese di gravidanza, puoi iniziare ad osservare le cose da una prospettiva diversa: non quella dell’imminente futuro, che ti fa tremare i polsi solo al pensiero del giorno in cui il piccolo cosino (non poi tanto piccolo) dovrà uscire, e inizierà la tua vita immersa tra svomitini, pannolini radioattivi e poppate a richiesta. No, non quella prospettiva, ma una più generica. All’ottavo mese, qualunque tipo di donna tu sia, professionalmente parlando e non, ti spiaggi (spero) finalmente sul divano e ti rendi conto che hai tempo, un tempo lungo, lunghissimo, giustificato (la pancia ormai non ti permette di fare più nulla e tu sei stanca, tanto stanca!!) fatto di buoni propositi (letture di ogni tipo, organizzazione degli spazi, relax) che, nel momento in cui la testa parte con i suoi voli pindarici, quando l’ormone inizia a sfarfallare, crollano perdendosi nel labirinto di domande esistenziali. Si, perché, staremo pur per diventare mamme, ma rimaniamo pur sempre donne, individui con un pensiero attivo che, proprio perché apparteniamo al genere femminile, non smette mai di pulsarci in testa.

Se, come la gravida ansiosa, iniziate a sentire una strana presenza dietro la poltrona dove siete comodamente adagiate e, anche un brivido lungo la colonna vertebrale (che oramai avrà svirgolato verso sinistra, data la vostra posizione nel sonno), non preoccupatevi, non siete in presenza di un poltergeist ma solo del fantasma del “Natale passato”, per dirla alla Dickens, che, congiuntosi con quello del presente e del futuro, sta creando un crash test nella vostra testa, per mettere alla prova la vostra resistenza mentale. Anche questa è gravidansia. O meglio, ansia della gravida per i cambiamenti in atto su sé stessa. Dopo la paranoia sul corpo che cambia inesorabilmente, si passa alla mente. E’ come il virus degli zombie che, lentamente, annebbia le facoltà umane e dopo un po’ inizia l’ossessione per la degustazione di cervelli di ogni tipo ma, invece che avere la vocina che risuona dicendo C-e-r-v-e-l-l-o (da leggere a rallentatore), la tua fa F-i-g-l-i-o-P-a-p-p-a-T-e-t-t-a.

gravidanza-mamma-lavoro

Mr Pippins è desiderato e già amato da lungo tempo ma, in questi giorni, che ancora sono una donna in attesa e non pienamente (e su questo avrei da ridire, date le dimensioni che sto assumendo) una mamma di fatto, mi viene da pensare: “E dopo di te, piccolo Tremors che mi sollevi la pelle e giochi con la mia vescica, cosa sarò?”. Sarò una mamma e questo mi riempie il cuore di un’infinita gioia, ma poi? Quando comincerà a fare i primi passi, a reclamare la sua indipendenza da me, cosa sarò? Ho letto un post molto interessante (su Stato di grazia a chi?) che faceva una riflessione sulle mamme e il lavoro, e da lì mi sono persa dietro il mio filo di Arianna, un po’ annodato.

Sono stata abituata a cambiare spesso (per carità rimanendo sempre nel mio habitat professionale) forma e sostanza del mio lavoro: alla scrivania, in giro per la città, dentro chiese umide (ma bellissime), in sotterranei poco illuminati, dietro le quinte (non sceniche ma in senso organizzativo) e tra riflettori puntati su altri, a casa e come casalinga, dietro una penna, dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, sulla Luna e su Marte, negli abissi e nel cielo e a cavallo di un pegaso alato a riprendere il mio senno più che quello di Orlando.

Ho sempre sfornato mille idee al secondo, tanto che fido marito, quando sente “tesoro, ti posso far vedere una cosa?” oppure “ho un progetto, mi dici che ne pensi?”, inizia a grugnire come un orso con l’asma (in senso affettuoso ovviamente). Ma ora? La duttilità che avevo prima sta esaurendosi, gli orari flessibili saranno impensabili e tutti i progetti che avevo per la testa li dovrò incartare dentro il pannolino di Mr Pippins e gettarli via, o quantomeno metterli in freezer per un po’ (ripeto, non mi sto lamentando di mio figlio che non vedo l’ora di stringere tra le mie braccia, ma più della situazione straniante che noi donne viviamo)…ma poi sarò capace di ricominciare, tornerò ad avere la capacità intellettiva di una donna adulta con un certo background educativo e professionale o rimarrò inchiodata a parlare di come mettere in sicurezza la casa dai mostri che ho nella testa ehm…volevo dire dai pericoli che ci sono per un cucciolo curioso? (Qui vi consiglio di leggere il post di Diario di una mamma, per riflettere un po’).

So che reinventarsi sarà la parola d’ordine dei giorni che verranno…vediamola positiva, magari potrei diventare tester di pappette, soffiatrice professionista di minestrine o di candeline ai primi compleanni, campionessa mondiale di canestro alle Olimpiadi del pannolino sporco.

Alla fine mi domando, la risposta a tutto questo intreccio incasinato di domande esistenziali, dunque, dov’è? “La risposta” cito il mitico Corrado Guzzanti “non la devi cercare fuori, la risposta è dentro di te. E però è sbagliata!”.

E con questo ho detto tutto mie care gravide ansiose, ridiamoci su!!! E, comunque, possiamo sempre dare la colpa agli sbalzi ormonali.

10 pensieri riguardo “Gioie (post-partum) e lavori (da reinventare)

  1. Come sempre leggo i tuoi post sorridendo…ma questa volta mi ha fatto venire ancora più pensieri. Sono a casa da due mesi ormai e ci starò per almeno altri 8 se non di più…mi ricorderò mai qualcosa del mio lavoro????? Sono nella fase riorganizzazione spazi e armadi + facciamo fruttare questo tempo libero per imparare qualcosa di utile. E poi? Argh!!!

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    1. Un po’ come a te, anche a me i pensieri sono venuti dopo aver letto le riflessioni di altre mamme…penso sia molto normale. Non so tu ma io ho una situazione lavorativa davvero strana e non ho un posto fisso dove tornare…già prima della gravidanza i cambiamenti erano repentini, dopo non so che succederà ma voglio essere positiva così come lo devi essere tu e prendere questo tempo di pausa come un regalo perchè penso che dopo sarà davvero impossibile averne a disposizione per se stesse o quantomeno sarà davvero pochissimo! Quindi bando ai pensieri e poi domani si vedrà, ci rimboccheremo le maniche, siamo brave a farlo, non dico sarà semplice però sono sicura che, in un modo o nell’altro, una soluzione si trova sempre. ^_^

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  2. Prima di tutto complimenti per il tuo blog! Sono contenta che tu abbia trovato interessante il confronto fra i vari tipi di mamme lavoratrici. Nella mia piccola esperienza di donna adulta, posso dire che il reinventarsi, anche a livello professionale, ahinoi, è un’esigenza, non solo indole e creatività. Poi, quando abbiamo il primo figlio, raggiungiamo il massimo del cambiamento. Dicono, cmq, che pian piano si torni alla propria vita precedente. Dicono. 🙂

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    1. Grazie mille! Ti seguo sempre con molto piacere sia per gli spunti di riflessione, sia per i consigli molto utili. Penso che reinventarsi, oggi, sia la parola d’ordine un po’ per tutti, non solo per le mamme, è diventato un bisogno sociale credo, non voluto ma forse un po’ cercato, non so. Sono sicura che le cose, dopo un bimbo, con il tempo, l’organizzazione e la volontà, si riassestino, e sono positiva anche perchè un figlio è un cambiamento e uno sconvolgimento meraviglioso (anche se faticoso). Ce l’hanno fatta le mamme di ogni epoca, ci riusciremo anche noi 😉 Basta evitare di pensare a modelli di perfezione irragiungibili e accettarsi per mamme normali e un po’ imperfette ma mai prive di amore! (scusa mi sono dilungata tantissimo).

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    1. Grazie mille per il suggerimento! Non avevo mai ascoltato nulla di Mike Francis ed effettivamente potrebbe essere il sound giusto per scacciare un po’ di ansia 😉 Anche il testo è molto significativo! Grazie mille anche per la visita e il commento!

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